Itinerario dei Celti a Esino Lario

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L'itinerario dei Celti è un percorso realizzato a Esino Lario nel 2010. Il percorso racconta la storia e la vita quotidiana dei Celti attraverso cinque tappe a Esino Superiore. Ad ogni tappa corrisponde una scheda specifica che racconta storia, abitazioni e attività, aspetto fisico e costumi, i guerrieri e il nome Celti o Galli.

Indice

Celti

Paolo Boncompagni, Itinerario dei Celti. Pastore, 2010
Come dimostrano i reperti delle tombe rinvenute nel nucleo superiore del paese, a Esino vi fu un importante insediamento di Celti.

Dal XIII sec. a. C. alcune tribù d'invasori si stabilirono vicino a Salisburgo, attratti dalle miniere di sale, un bene preziosissimo, una sorta di oro bianco. Si autodefinivano Celti. I loro artigiani erano esperti nella lavorazione dei metalli e il ferro, abbondante in loco, sostituì vantaggiosamente il bronzo. Nelle loro fumose fucine questi abilissimi fabbri fecero una vera rivoluzione tecnologica: sono stati trovati forni a cupola e piccole fornaci a fossa di scorie. Si diceva che i Celti producessero spade e attrezzi di bassa qualità che si deformavano con l’uso. Era probabilmente falso, ma nelle tante botteghe dei fabbri la qualità non era costante e si arrivava forse ai limiti del fai da te: la tempra dei gladi romani era quasi sempre migliore. Gli utensili di ferro diedero impulso all’agricoltura (falci e aratri) e le armi sofisticate permisero l’espansione dei Celti. Nel VI sec. a. C. iniziò la progressiva emigrazione al di qua delle Alpi fino in Toscana; fu saccheggiata la stessa Roma. Nei secoli successivi i Romani, grazie alla loro superiorità tecnologica e alla loro formidabile organizzazione, un po’ per volta sottomisero questi turbolenti abitatori del nord dell’Italia. Non praticarono nei loro riguardi un vero e proprio genocidio: infatti gli attuali inquilini delle regioni settentrionali del Bel Paese presentano ancora dei caratteri somatici e psicologici riconducibili ad una eredità celtica.

Abitazioni e attività

Paolo Boncompagni, Itinerario dei Celti. Cacciatore, 2010

I Celti si suddividevano in guerrieri, agricoltori-allevatori e artigiani.

Le case avevano spesso un basamento di pietra, ma erano costruite in gran parte di legno, anche con rami intrecciati e fango. Ecco perché i reperti archeologici che li riguardano sono quasi esclusivamente limitati al contenuto delle necropoli (tombe).

Le fondamenta erano in genere poco profonde. Raramente vi erano finestre, ma solo un buco nel soffitto per far uscire il fumo. Il tetto era di paglia e a forte pendenza. Un ricordo di tali costruzioni lo ritroviamo nelle “mason” che ancora sopravvivono, per esempio, molto deteriorate, sulla sponda occidentale del Lario orientale a Brenzeglio, sopra Dongo.

L’agricoltura si basava sulla coltivazione di cereali (farro, frumento e segale), ma anche su prodotti ortofrutticoli. Tra gli ortaggi coltivavano legumi e sicuramente i cavoli. Conoscevano anche gli spinaci. L’allevamento era accentrato su suini e bovini, ma pure su ovini e caprini. Producevano formaggi.

Tito Livio li descrive come guerrieri violenti, irascibili e litigiosi, ma altri storici ce li mostrano come individui valorosi, leali, amanti della natura e della musica, poeti e sognatori.

Per un gallo un albero era un poema sinfonico mentre per un romano era un metro cubo di buon legname da costruzione.

Aspetto fisico e costumi

Paolo Boncompagni, Itinerario dei Celti. Donna con bambino, 2010

Dell’aspetto dei Celti sappiamo solo quello che gli storici hanno scritto ma spesso li confondevano con i Germani.

Erano maschi e femmine di alta statura, per lo più biondi e con gli occhi azzurri. Molti si decoloravano i lunghi capelli impastandoseli con la calce e col gesso facendo complesse acconciature con quella loro primitiva lacca o gel che fosse.

Il loro abbigliamento, almeno agli occhi dei romani, risultava piuttosto singolare. Avevano inventato dei telai abbastanza funzionanti e tessevano lana, canapa e lino. Amavano i colori sgargianti (limitatamente ai coloranti a loro disposizione) ed erano in grado di produrre tessuti a righe e a quadretti. Gli Scozzesi, di origine celtica, hanno conservato i disegni a quadretti dei tartan.

I maschi indossavano tuniche strette ai fianchi con cinture e manti fissati alla spalla con fibule; avevano inventato i pantaloni che loro chiamavano bracae. Le donne avevano lunghe vesti. Maschi e femmine erano fanatici dei gioielli fatti con qualsiasi materiale; l’oro era raro. I loro manufatti mostravano un incredibile grado di raffinatezza. Il gioiello più importante era una sorta di collare flessibile, il torque, che per loro era un oggetto mistico, simbolo di onore, valore e libertà. Entrambi i sessi ostentavano anche anelli, bracciali e orecchini.

I guerrieri

Paolo Boncompagni, Itinerario dei Celti. Guerriero, 2010

L’attività che ha contraddistinto i Celti nei secoli è stata quella della guerra.

Erano noti per la loro straordinaria aggressività; combattendo sembravano perdere il ben dell’intelletto. Descrivendo le loro imprese belliche i cronisti del tempo parlavano di furor gallicus. Oltretutto amavano a volte lottare completamente nudi.

Avevano lunghe spade con la lama di circa un metro. I grandi scudi ovali o rotondi erano di legno rinforzato con cuoio e parti metalliche. Non mancava un assortimento di daghe e pugnali appeso in cintura. Brandivano la lancia, ma soprattutto un breve giavellotto con la lama della lunghezza quasi pari a quella di un gladio romano, di circa 70 cm. Non apprezzavano molto l’arco; lo giudicavano un’arma subdola e disonorevole fatta per chi rifuggiva dal contatto fisico col nemico. Cesare parla tuttavia di nuvole di frecce che accompagnavano i loro assalti, ma dai suoi scritti non traspare una grande opinione sull’abilità degli arcieri galli. Ciò non toglie che per le loro manifestazioni di violenza fossero molto temuti e Roma dovette fare i conti con loro in ripetute occasioni.

I Celti erano molto crudeli e il loro hobby preferito sembrava quello di decapitare gli avversari e di appenderne le teste ai loro cavalli o di collezionarle nelle loro abitazioni come trofei. Nelle case dei più valorosi il fetore doveva essere insopportabile.

Celti o Galli?

Paolo Boncompagni, Itinerario dei Celti. Donna che taglia il fieno, 2010

I Celti sono popoli indoeuropei che, nel VI-II secolo a.C., erano presenti in un'ampia area dell'Europa, dalle Isole britanniche fino al bacino del Danubio, e in alcuni insediamenti più a sud, frutto dell'espansione verso le penisole iberica, italica e anatolica. In Gallia (Francia, Belgio, Svizzera, Italia del nord, etc.) i Romani li chiamavano Galli.

Per saperne di più

Nel Museo delle Grigne di Esino si trovano reperti di notevole interesse, trovate in tombe celtiche nella parte alta del paese; vi sono pure notizie storiche essenziali. Le informazioni che si possiedono sui Celti provengono da diversi scrittori greci e latini che si sono interessati a loro: Polibio Megapolis, Posidonio di Apamea, Strabone, Diodoro Siculo, Tito Livio, Giulio Cesare, Tacito. Alcune notizie di queste schede sono tratte da Il mistero dei celti di Gerhard Herm, un bestseller della divulgazione storica. Nella Biblioteca Comunale si trovano alcuni volumi per approfondire la conoscenza dei Celti.


Crediti

L'itinerario è ideato e realizzato da Paolo Boncompagni, con il coordinamento di Catherine de Senarclens e il sostegno del Lions Club Riviera del Lario. L'itinerario contribuisce ai progetti Vestire i paesaggi e Ecomuseo delle Grigne a misura di bambino.

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