Si trovò con una tibia in mano la donna curiosa il dì dei Santi

Centro di documentazione e informazione dell'Ecomuseo delle Grigne

Pietro Pensa, Si trovò con una tibia in mano la donna curiosa il dì dei Santi in L'Ordine, 19.1.1979.

Durante il giorno dei Santi più che mai si era ligi all'obbligo di rispettare strettamente la festività: era infatti credenza comune che male sarebbe incorso a chi avesse violato la prescrizione di non lavorare e di astenersi da qualsiasi forma di attività. Ne ebbe triste esperienza, dicono, un boscaiolo che, resosi conto di una eccezionale passata di viscarde,o tordi sasselli, prese il suo fucile e salì in montagna, dicendo tra sè, per quietare la coscienza, che si sarebbe accontentato di un solo colpo.

Giunse al primo bosco mentre uno stormo di uccelli fìtto fitto andava a posarsi su un sorbo selvatico, imbracciò l'arma e sparò: ahimè, invece di cadere i tordi, presero a piovergli addosso grosse gocce di sangue, quasi fosse una tempesta. Atterrito, lo sciagurato abbandonò il fucile e prese a correre verso il paese; gli uccelli lo inseguirono e il sangue continuò a cadere su di lui sino a che egli giunse alla chiesa dove era raccolta la gente per le funzìoni.

Alla sera del giorno dei Santi, il parroco, seguito processionalmente dalla popolazione, si portava solmodiando dalla chiesa al cimitero a chiamare i morti, o, come si diceva, a rogarli. Tutti, poi si ritiravano nelle case.

Dopo il pasto, la regiora, o madre di famiglia, aiutata dalle figlie, preparava i pelarei, castagne bollite e sbucciate; le metteva in una fondina di legno che poneva in mezzo alla tavola con accanto vino e bicchieri. Accostava poi le sedie per accogliere i trapassati che sarebbero venuti la notte a visitare la casa dove erano vissuti per rendersi conto delle novità dell'anno.

Tutti salivano infine nelle camere a dormire: guai a chi si fosse trovato per le strade dopo la mezzanotte! Nessuno poteva disturbare la processione dei morti: male gliene sarebbe occorso.

Raccontano che una donna, più curiosa delle altre, volle, rendersi conto di quel che sarebbe successo. Si mise presso la porta di casa con la lum ad olio accesa appena, socchiuse l'anta e stette ad aspettare. Al batter della mezzanotte vide giungere dalla viuzza una processione: camminavano lente, le anime dei trapassati, imbacuccate, tenendo ciascuna una candela accesa nella mano. La donna, dopo un attimo di sconcerto, volle veder meglio e apri un poco di più la porta. Un soffio di vento le spense la lum; istintivamente ella la porse all'anima che passava davanti in quel momento perché glielà riaccendesse. Quella porse la sua candela, ma il vento muoveva la fiammella; la donna, allora, afferrò il cero per accostarlo. D'improvviso, tutto scomparve nel buio e la sciagurata si trovò con una tibia da morto nella mano.

Tremando, la donna attese che giungesse il mattino e al primo chiarore corse dal parroco a raccontargli l'avventura. Quello la radargui perché aveva turbato la pace dei morti, poi le disse di non parlare con nessuno, di attendere un anno e dì affacciarsi nuovamente alla porta nella notte dei morti: avrebbe visto venire. ultima della processione, un'anima zoppicante; a quella avrebbe dovuto rendere la tibia. Tutto accadde infatti come il sacerdote aveva previsto; ma l'angoscia dì quell'anno di attesa aveva distrutto la poveretta che non resse all'emozione: la trovarono morta al mattino sulla soglia di casa.

Narrano ancora che il vecchio Antonio, la sera del giorno di tutti i Santi, si era recato nella chiesa a pregare i defunti che lo aiutassero a fare una buona morte, giacché sentiva prossima la fine. Era freddo nel tempio e il vecchio, senza avvedersene, si addormentò. Si destò di soprassalto alia mezzanotte e vide all'altare, tutto illuminato da ceri, un sacerdote che celebrava; riconobbe in lui il parroco Giomaria. defunto pochi anni addietro. All'offertorio il prete si volse, porgendo il calice perché il chierico versasse il vino: non vide nessuno, atteggiò il volto ad una smorfia di dolore; le luci si spensero e la visione scomparve. All'alba, il vecchio Antonio andò da prete Ambrogio, il parroco nuovo, e gli raccontò quanto era accaduto. Quello rifletté, era sacerdote di consiglio, e disse: «Si vede che prete Giomaria nella sua vita ha trascurato di celebrare una messa e non può salire in cielo sin che ha riparato al suo fallo. Taci con tutti, torna ancora nella chiesa nella futura notte dei morti e servigli la messa». Cosi fece il vecchio Antonio: giunto alla fine del sacrifìcio, prete Giomaria si volse a lui, apri le braccia, gli sorrise e sali verso l'alto tra due schiere di angeli in un chiarore ineffabile; ma dietro lui sali pure l'anima del buon vecchio Antonio. Trovarono, alla mattina seguente, il suo corpo abbandonato presso l'altare: un sorriso dì gioia rendeva beilo il suo volto rugoso.