La collezione di farfalle del Museo delle Grigne

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Paolo Boncompagni, Al museo c'è una nuova collezione di farfalle: Il Professor Paolo Boncompagni ci racconta com’è nata in Museovivo delle Grigne. Isen: storie di Cres e di Psciac, n. 2, dicembre 2000, p. 3-4.

Il Professor Paolo Boncompagni ci racconta com’è nata

C’era una volta... – UnRe! – No, ragazzi, avete sbagliato. Questa non è la favola di Pinocchio. E’ una storia vera. – C’era una volta un ragazzino di circa dieci anni che aveva una vera passione per le farfalle. Oggigiorno sarebbe stato considerato a dir poco originale, ma ai tempi della nostra storia, alla fine degli anni ’30, una mania di questo tipo non sorprendeva nessuno. Sulle pagine del Corrierino dei Piccoli, il giornalino che in coppia col Topolino si contendeva la palma della massima popolarità tra i bambini, andava fortissimo il Professor Centerbe Ermete con il vascolo e la rete che si dilettava appunto nel dare la caccia alle farfalle.

Il vascolo, per chi non lo sapesse, era un contenitore di latta con la forma di un cilindro un po’ compresso nel senso della lunghezza, dotato di un coperchio con chiusura a molla che serviva per collocarvi gli insetti catturati o le piante raccolte. Il ragazzino di cui stiamo parlando non era comunque uno sprovveduto dilettante. La sua Bibbia era un ponderoso trattato che suo padre gli aveva regalato per il suo decimo compleanno. Anche rifacendosi a quei tempi lontani, non era certo un’opera fresca di stampa. Infatti era datata 1875. Ma era comunque piuttosto esauriente. Il frontespizio recitava: LE FARFALLE — Saggio popolare di Storia Naturale sugli Insetti di FELICE FRANCESCHINI, conservatore della Società Italiana di Scienze Naturali — Milano — Fratelli Treves Editori — 1875. Ma le prove di un serio professionismo non si esaurivano qui. Il ragazzino protagonista della nostra storia era attrezzato con un ottimo stenditore regolabile, ovviamente di fabbricazione germanica, per far seccare le farfalle nella posizione prestabilita, di una rete pieghevole, anche lei rigorosamente tedesca e di una congrua dotazione di spilli di varie misure e di etichette. Agli albori del terzo millennio gli animalisti, vedendo il piccolo naturalista intento ad infilare con uno spillo il corsaletto di una farfalla lo avrebbero immediatamente spedito a tener compagnia a Giovanna d’Arco sul rogo, ma nei remoti tempi della nostra storia le contestazioni degli ultras non erano ancora di moda.

Quanto a noi persone del secondo millennio che, bene o male, siamo arrivati a vedere il terzo, credendo di essere dotati di un certo senso della misura, non ci sentiamo di considerare un peccato mortale l’oculata e limitata raccolta di qualche farfalla per collocarla in un museo con fini di cultura e di ricerca. Ritornando al nostro piccolo entomologo, è importante sottolineare che, guarda il caso, operava sulle montagne che fanno corona al Lario, avendo Campera di Colico come campo base. E proprio in questa zona, nel giro di parecchi anni, raccolse una collezione di farfalle locali non indifferente, continuando ad arricchirla anche nell’età adulta.

Naturalmente, per una classificazione più aggiornata si valse di trattati più moderni che di certo non mancavano nelle librerie. Quelle che invece scarseggiavano in modo sempre più preoccupante erano le farfalle. L’uso massiccio di insetticidi in agricoltura, primo fra tutti il micidiale DDT, ha praticamente sterminato miliardi di insetti, portandoci ai limiti estremi di una cosiddetta PRIMAVERA MUTA, senza il prezioso ronzio o il delicato palpitare degli insetti impollinatori. Con la tragica conseguenza di avere dei bei fiori colorati e profumati, ma assolutamente sterili.

Per fortuna oggi vi è stato un timido cambiamento di tendenza e, almeno sulle nostre montagne, stando sdraiati in un prato, si possono nuovamente ammirare le evoluzioni delle farfalle. Proprio per far conoscere e amare queste meraviglie naturali, il ragazzino della nostra storia, diventato adulto e, forse vecchio, ha voluto portare al Museo delle Grigne la sua collezione di Lepidotteri Rophaloceri, cioè di farfalle diurne, pazientemente curata nell’arco di tanti, tanti anni. Figuratevi che l’esemplare più attempato, un Papilio Macaone, reca sul suo cartellino la data del mese di luglio del 1936.

Speriamo che l’iniziativa possa essere apprezzata e che sia stimolato l’interesse e di conseguenza l’amore per questi splendidi inquilini delle nostre montagne. Quello che invece sarebbe del tutto controproducente, sarebbe il nascere di un collezionismo selvaggio come purtroppo si registra in molte parti d’Europa con un considerevole giro di affari. Infatti questo fenomeno ha portato a rischio di estinzione molte specie particolarmente rare.

Ciò premesso, arrivederci al Museo delle Grigne. Se il nostro impegno suscitasse qualche particolare desiderio di saperne di più, è ovvio che il ragazzino diventato grande e, forse, vecchio, è sempre disponibile per qualsiasi forma di aggiornamento.

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