Questa nostra montagna

Centro di documentazione e informazione dell'Ecomuseo delle Grigne

Pietro Pensa, Questa nostra montagna in Martinella di Milano, 1957 (vol. XI, fasc. VI-VII), pp. 348-359.

La terra di Morterone

Quando dalla piana di Lecco, là dove l'Adda uscendo dal lago accenna le sue forme di fiume per subito riaprirsi nello specchio romantico di Olginate, avviene di volgere lo sguardo tra oriente e settentrione, si vede sul dirupato monte Due Mani lo squarcio di una strada che si inerpica ad ardite volute sull'aperto ertissimo pendio, per volgere e nascondersi infine nella macchia del bosco. Se poi, spinto dal desiderio di raggiungere il paese che immagini esserne la méta, sali lungo la provinciale di Valsassina, trovi presso Ballabio l'imbocco di quella via sbarrato da un cartello con tanto di insegna del Ministero dei lavori pubblici, che interdice il passaggio. Ne chiedi allora a qualcuno del luogo, ed ecco quello parlarti di un paese di montagna, posto a mille e più metri di altezza, e della strada che dovrebbe condurre lassù, che è già costata più di trecento milioni, e che diverse volte è stata interrotta per mancanza di fondi. Poi lo ascolti soggiungere: — E pensi, signor mio, che a Morterone non vivono neppure 150 anime! Si fosse dolo un milione per ciascuno, la spesa sarebbe stata assai minore e quelli sarebbero mille volte più contenti! Chiedi : — E' bello quel paese? Risponde: — Bello, è bello, non si può dire di no : sta proprio sotto il Resegone e vi son prati a non finire; ma prima <che la strada giunga sin lassù dovranno aspettare un bel pezzo! E poi, quando vi sarà arrivata, come faranno quei poveretti a mantenere quindici chilometri di una strada come quella? Domandi se non vi è modo di salire lassù con la macchina : — In quanto a passare, si passa, - dice, — ma bisogna saper guidare, e non soffrire la vertigine, Vede? Ci andò una volta in visita quel santo uomo del cardinal Schuster, ma, santo qual era, ebbe paura e volle scendere e proseguire a piedi. Poveretto! Si impiagò e poi dovette funzionare in pedule, come usano lassù! Imbocchi la via. Ti trovi subito sul fianco scosceso del monte e l'arditezza del taglio nella chiara roccia calcarea ti rammenta le suggestive strade dolomitiche. Ad occidente Lecco, il lago di Cariate, il nastro azzurrino dell'Adda, e più lontano le macchie lucenti dei laghetti briantei appaiono nella loro superba cornice di monti. Quando, dopo le acrobazie del guidar la tua automobile tra i meandri delle pietre del fondo appena sbozzato, abbandoni quella visione, la valle in cui entri, chiusa tra due strette fiancate, ti sembra selvaggia ed oscura. La segui sin sotto il crinale dei monti di testa ; là si arresta la nuova strada. Prendi allora un malagevole sentiero e vai a raggiungere la vecchia mulattiera che, lungo il fondo della valle, sale dal basso. Come, dal passo di Olino, volgi sull'altro versante, la terra di Morterone ti appare e la luminosità delle vaste praterie ti dà, nel contrasto con il triste vallone da cui esci, una sensazione di lietezza. Ti vien fatto di chiederti perchè ti abbiali parlato di questo sito come di luogo aspro ed impervio. Ma ecco che un tabernacolo sul fianco della via ti arresta; e leggi, sotto le sacre figure, di un montanaro travolto, nel secolo scorso, da una valanga. Terra diffìcile, dunque; allorché più innanzi vedi le donne con la falce ricurva tagliar l'erba sui ripidissimi pendii, in un loro equilibrio del corpo trovato dall'abitudine di generazioni, comprendi quanto subito ti dicono al primo conversare, che è un paese, questo, creato dal Diavolo in un momento in cui non aveva nulla di peggio da inventare; e non ti è meraviglia darti ragione del come questa gente dalle 320 anime del tempo della visita di S. Carlo, dalle 800 di un secolo fa, quando la più facile vita di pianura non esercitava ancora suggestione come nei giorni nostri, sia oggi scesa al povero numero di 130. Eppure ti soffermi e lo spettacolo di tanti minuscoli gruppi di case disseminati come branchi di pecore alla pastura sull'immensa superficie di ben 46.000 pertiche milanesi, su questo vasto anfiteatro verde a cui fa da «sfondo il Resegone, sorgente con le sue rocce da una fascia scura di bosco, è così attraente e pittoresco da farti pensare che un luogo come questo abbia un suo certo destino turistico. Ventiquattro frazioni, taluna di una ventina di abitanti, altre di quattro o cinque anime; la più lontana dista un'ora buona di cammino dalla Chiesa che sorge nel mezzo della più centrale delle 7 vallate che costituiscono il territorio: Ti narrano che cinquantanni addietro, quando ancora il ricco bosco e la pastorizia nutrivano le centinaia di abitanti di allora, era bello vedere nei giorni festivi, all'ora della Messa, giungere contemporaneamente da ogni frazione lungo i sentieri tagliati sul fianco dei monti, in fila indiana, gli uomini con le loro bianche camicie che il costume voleva, le donne con il fazzoletto fiorato in capo, il corsetto scuro e le chiare maniche rigonfie. Ti vien fatto di chiederti come sia nato questo strano e avvincente paese. Ti dice qualcuno di antichi banditi rifugiatisi quassù per sfuggire alla giustizia; ma come sulla facciata della Chiesa, semplice e pur non disadorna, vedi una tavola che porta la data 1461, come trovi tracce di costruzioni in pietra lavorata, pensi che una certa floridezza dovette pure arridere un tempo alla gente di quassù. I boschi e i pascoli erano certo una buona ìendita per la comunità, se risulta che sino a non molti decenni addietro non si pagavano tasse. All'inizio del secolo scorso cominciò l'emigrazione stagionale alla Bassa dove si prese a condurre le mandrie e svernare; poi si trasformò in permanente; in questi ultimi anni ha raggiunto un rimto pauroso. Sono scomparse così le belle patriarcali famiglie, composte da vari fratelli con moglie e figli. raccolti sotto la podestà paterna, le quali giungevano a possedere ciascuna ben 200 capi di bestiame bovino da cui si traeva il buon taleggio da esportare, nelle vicine valli. Oggi si cerca di fermare lo spopolamento, rendendo più accoglienti gli sparsi abitati. Nel 1951 vi si è condotta l'energia elettrica; si è anche costruito un acquedotto; ma se si pensa che il medico e la levatrice, residenti a Baliabio, intervallano talvolta le loro visite di ben sei mesi, se si pensa che dalla più lontana frazione di questo paese, che pure conta due soli analfabeti di cui uno sordomuto, i bimbi impiegano un'ora per giungere alla scuola, si ha un quadro di quanto diffìcile sia ancora la vita quassù. Se la strada non giungerà presto a permettere lo sfruttamento economico del bosco e dell'indù stria del foraggio e soprattutto a dar vita a una villeggiatura estiva e ad aprire le grandi possibilità dello sport invernale, Morterone si trasformerà in un gruppo di alpeggi estivi. Quando ti avvicini a qualche casa, che ha richiamato da lontano la tua attenzione con la bianca macchia pittoresca sul verde, ti avviene di vederla abbandonata, il tetto crollato sotto il peso della neve invernale, porte e finestre come tristi occhiaie vuote di vita. E la tristezza ti stringe il cuore. Allora pensi alla via preorobica destinala a congiungere il Lario all'Iseo attraverso le valli bergamasche, ti immagini la strada che già sale sin sopra Vedeseta di Val Taleggio venire a congiungersi in brevi chilometri alla bellissima e panoramica, appena sbozzata, da cui sei salito. Molti e ingiusti campanilismi, molta indifferenza ne fanno lontana la realizzazione; ma se un giorno le macchine lungo l'asfalto di quella via potranno da Lecco e da Bergamo salire sin quassù, vedrai questa bellissima valle trasformarsi, resa un brano di Svizzera a neppur settanta chilometri da Milano.

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