La guerra fra Francesco I Sforza e Venezia 1450-1454

Centro di documentazione e informazione dell'Ecomuseo delle Grigne

Articolo di Pietro Pensa in Pagine di vita lecchese, 1957.


Copertina
1) Le gravi difficoltà del nuovo Ducato.

Quando Francesco Sforza, salutato come salvatore da quello stesso popolo che sino a pochi giorni innanzi aveva bestemmiato il suo nome, entrò in Milano esausta ed affamata dal lungo assedio, il 26 febbraio 1450, frantumando il fugace sogno di libertà dell'Aurea Repubblica Ambrosiana, le sue truppe erano saldamente schierate lungo la linea che da Melzo giungeva a Vimercate, a Seregno ed a Cantù, per impedire che le milizie venete del Colleoni, raccolte nelle terre della Brianza dopo la fortunosa discesa dal Bergamasco a Como attraverso la Valsassina e il lago, portassero soccorso alla città alleata. Già nel dicembre del precedente anno 1449, per evitare che i Veneziani si congiungessero ai Milanesi, il Conte Francesco aveva provveduto a guardare il corso dell'Adda da Cassano al ponte di Lecco: « Costoro haviano speranza in doi passi, Vuno si era in quello de Trezo, et l'altro in quello de Brivio » aveva scritto ai Fiorentini il 21 dicembre. Ed aveva infatti dovuto faticare per distruggere il gruppo di armati veneti che erano riusciti a passare il fiume a Brivio e di soldati milanesi del Piccinino a loro congiuntisi a Monte San Genesio, isolando quindi anche il presidio veneto già stabilitosi a Galbiate e a Monte Barro. Poi, pensando come fosse meglio evitare un combattimento aperto che avrebbe potuto mettere in gioco la grande posta che si era prefissa, certo qual era che per poco tempo ancora la città stremata avrebbe potuto reggere, ormai stremato egli stesso, aveva saggiamente provveduto a portarsi sulla linea più arretrata di Vimercate, per stringer meglio l'assedio e nello stesso tempo trattenere le milizie venete di soccorso. Queste, alla notizia della caduta di Milano, si ritirarono oltre l'Adda, rinunciando al combattimento, mentre le ultime città, Como, Monza e Beilinzona si arrendevano.

Lecco, già da un anno in mano dello Sforza, che ne aveva ottenuto il possesso dopo aver concluso il trattato di Rivoltella nell'agosto del 1448 con Venezia allora a lui alleata contro la Repubblica Ambrosiana, venne a trovarsi alleggerita dalla pressione dei Veneziani che restavano però padron delle terre fuor delle mura, della Valsassina e della Val San Martino.

Il 26 marzo lo Sforza faceva il suo definitivo ingresso in Milano, ratificando la sua conquista con l'investitura popolare. Il Ducato sforzesco aveva così il suo inizio.

Inizio che si palesò subito difficile, sia all'esterno che all'interno. Alla comunicazione della sua ascesa al potere che il nuovo Duca fece a tutti i principi italiani e ai sovrani, Venezia, Federico III d'Austria e Carlo VII re di Francia risposero con uno sdegnoso silenzio. Sì che dopo aver cercato invano di vincere l'ostilità dell'imperatore, lo Sforza comprese quanto fosse necessario ed urgente il sistemare con saldezza il suo dominio, accattivandosi l'affetto e la fedeltà dei sudditi, per essere pronto ad ogni evenienza.

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