Il castello di Menaggio nel contesto del più remoto sistema fortificatorio lariano
Articolo di Pietro Pensa, in Communitas, n. 3-4, 1977-1978.
Dall'una all'altra sponda del lago.
Lago e monte danno alla natura lariana quella straordinaria armonia che in ogni tempo ha attratto artisti e poeti; non meno profondamente i due inscindibili elementi influirono sulla storia, sulla formazione socio-economica, sul carattere e sul folclore della gente che in quella natura, attraverso fortunose vicissitudini, è vissuta e vive.
In altra occasione sarà opportuno intrattenersi sull'interessantissimo fenomeno del costituirsi dei beni comuni, boschi pascoli e acque, che, mantenendosi intatti dalle prime formazioni pagensi sino a quelle di pieve e di libero comune, diedero agli uomini delle sponde e delle valli del Lario l'autosufficienza economica, sia pure assai misera, motivo che li spronò sempre all'iniziativa e al lavoro, portandoli ad una dignità sconosciuta nei latifondi della pianura.
Qui ci proponiamo ora di tracciare qualche ipotesi sugli antichi transiti e sui problemi di sicurezza che essi comportarono.
Dal piazzale della parrocchia di Esino noi vediamo un minuscolo triangolo di lago e, sopra, il borgo di Menaggio con la sua pievana; sopra ancora i villaggi della valle con il piccolo specchio del lago di Piano. Ora, il poggio su cui sorge quella nostra chiesa, proteso verso occidente a guisa di promontorio, è sempre stato da noi chiamato "il castello". Vi sorgeva, infatti, un castrum rammentato non solo dalla tradizione popolare, ma richiamato anche dagli antichi atti notarili, i più significativi dei quali, quelli pubblici cioè, ancora nel 1400 e nel 1500 venivano rogati "super castro".
Nella località furono trovati alcuni oggetti e anche una moneta romani; nel corso di recenti lavori all'altare maggiore, poi, venne in evidenza un grosso muraglione. La dedicazione della chiesa, a San Vittore, del ciclo così detto "romano", cioè tra le più antiche come quella a Santo Stefano titolare della pie-vana di Menaggio, fa ritenere estremamente probabile che in un primissimo tempo si trattasse di una chiesetta militare del castrum.
A convalidare la romanità dell'opera, di cui ancora nel 1500 in un documento ecclesiastico sono ricordati i muri di cinta, stanno i ritrovamenti di numerose tombe di inumati romani con oggetti e monete, avvenuti ai margini del paese inferiore, proprio ai piedi del colle della chiesa.
Sempre mi assillò la domanda del perché simili notevoli presenze potessero trovarsi in uno sperduto ed isolato paese di montagna, che, se oggi è assai conosciuto quale ben attrezzato luogo di villeggiatura, un tempo era solo un povero abitato di boscaioli e di pastori.
Recentemente venni a capo del problema, di cui pubblicai le conclusioni sulla rivista archeologica di Como.
Da Esino passava, infatti, la strada rivierasca del Lario Orientale, costretta a salire sin lassù da Lierna e a ridiscendere poi su Vezio per raggiungere Bellano dalla presenza di rocce precipiti tra Olcio e Dervio.
Importante luogo di intercettazione della strada, dunque, il piccolo Esino.
Mi si chiederà, ora, perché parlo di quel mio paese se l'assunto di questo scritto si riferisce invece a Menaggio e alla sua valle. A parte il movente sentimentale che mi spinge a legare tra loro le due località in cui ho trascorso tanti giorni sereni della mia lontana fanciullezza, il fatto che gli unici abitati visibili da Esino siano proprio Menaggio e alcune località della sua valle non è privo di notevoli implicazioni storiche.
Richiamo, per illustrarle, qualche motivo di carattere generale.
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