I pascoli di Esino

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in Museovivo delle Grigne. Isen: storie di Cres e di Psciac, n. 2, dicembre 2000, p.

Ho trovato in un libro dell’archivio di mio padre uno studio molto interessante sulla gestione dei pascoli in provincia di Como redatto nel 1912 dai professori Serpieri e Scalcini. Esaminando le pagine riguardanti i pascoli di Esino mi sono chiesto se la convinzione che i nostri vecchi erano più saggi di noi non fosse altro che il sogno romantico di un tempo passato idealizzato, quando invece le necessità della sopravvivenza portavano ad aggiungere miseria a miseria. Lascio a giudicare a voi! (Carlo Maria Pensa)
“Diamo ora alcune notizie sopra talune speciali forme di pascolo nei Comuni di Esino Superiore e Esino Inferiore. Nei due comuni troviamo un’estesa proprietà boschiva comunale, che comprende tutte le chine montane circondanti la conca ove sono siti i due paeselli, conca che manda le sue acque nel Lago, vicino a Varenna, per mezzo della Valle di Esino. Si tratta di boschi cedui, costituiti, in massima parte, dal faggio, e in minore parte da carpino, rovere, ornello, ontano, nocciuolo selvatico ecc., e che si spingono sino alle cime dei circostanti monti, raggiungendo, nei punti di massima altitudine, i m 1400 sul mare. Frammezzo ad essi, ad un’altezza media di m 1000-1200, si aprono numerosi maggenghi di proprietà privata e due radure a pascolo: una di proprietà di Esino Superiore, a circa m 1200 sul mare, alle origini della Valle della Vigna, di una superficie, giudicata ad occhio, di 12-15 ettari, tutta pianeggiante, denominata Alpe di Cainallo; l’altra, sulla riva destra della Valle di Ontragno, di proprietà del comune di Esino Inferiore, pure a m 1200, di una superficie approssimativa di circa 5-6 ettari, e chiamata Alpe di Esino Inferiore. Tutte e due queste aree di pascolo sono dotate di un gruppo di fabbricati di proprietà comunale, comprendente ciascuno il laboratorio per il latte, la casera, la ghiacciaia ed una stalla-portico; in muratura a calce, con copertura di tegole curve ed in stato di manutenzione abbastanza buono in Cainallo; cadenti, invece, nell’Alpe di Esino Inferiore. In Cainallo troviamo una delle solite pozze in terra per raccogliere l’acqua piovana, in cattive condizioni, ed una sorgente che si scarica in un discreto abbeveratoio; in tempo di lunga siccità, l’acqua viene però a mancare sia nella pozza che nell’abbeveratoio. Nell’Alpe di Esino Inferiore l’acqua di sorgente manca completamente e, peggio ancora, non c’è neppure una costruzione per raccogliere quella piovana, di modo che il bestiame è sempre costretto, per dissetarsi, ad un faticoso viaggio. Una larga frana s’apre, a botro, in Cainallo, con tendenza continua ad allargarsi; a ciò si è già però cercato di porre riparo con briglie e muri di sostegno. Di cotenna non si può quasi parlare, perché in massima parte distrutta o ridotta a ben poca cosa nel bosco, ma anche nelle radure che, come dimostrano le poche zone concimate per mandamento o dalle soste del bestiame durante i meriggi afosi, sarebbero suscettibili di alta produzione, troviamo una cotenna molto magra, ove trionfano il brugo, la piantagione e altre cattive specie: di più, il bosco ed i cespugli tendono continuamente ad invadere le radure. Specialmente l’Alpe di Esino si trova in condizioni di fertilità assolutamente pessime.
Veniamo ora al sistema di godimento. Occorre premettere che il bestiame dei due comuni citati rimane, per la massima parte dell’anno, sui maggenghi; ai paesi discende solo nell’inverno. In tutto il tempo che rimane sui maggenghi ha libero il pascolo anche in gran parte dei beni boschivi comunali, e di tale diritto largamente usufruisce. Ma Cainallo, del Comune di Esino Superiore, è escluso da tale diritto di pascolo continuo, ed invece adibito – sempre per il bestiame dei comunisti – quale pascolo estivo, da iniziarsi in un giorno che il comune fissa ogni anno, fra il 15 e il 20 di giugno. Allo spuntare dei giorno fissato, circa duecento capi, guidati dai singoli proprietari, salgono in furia dai maggenghi a Cainallo; entrano tosto nella radura trascurando il bosco ad esso annesso; vi si fermano a pernottare per non perdere tempo, e pascolano disordinatamente, cercando ogni proprietario di guidare il proprio bestiame nei posti migliori. A capo di quattro o cinque giorni non un filo d’erba maggenga rimane sulla radura, e allora la massima parte del bestiame è riaccompagnata ai maggenghi e riprende il pascolo nei boschi comunali attigui ad essi. In Cainallo si fermano ancora cinque o sei famiglie, con 30-35 capi di bestiame. Esse famiglie usufruiscono dei locali comunali, e fanno pascolare i loro bovini nel bosco annesso alla radura, e nella radura stessa, quando in questa rispunta un altro po’ d’erba. Siccome però Cainallo, dopo la data d’apertura, sempre rimane di libero accesso a tutto il bestiame del comune, così dai maggenghi più vicini continua sempre a salire al pascolo qualche capo, per ridiscendere, alla sera, ai prati.
Da quanto abbiamo detto chiaramente risulta come Cainallo finisca ad avere come pascolo estivo un valore molto relativo; come invece nell’economia rurale dei comunisti di Esino Superiore, molta maggiore importanza abbiano i boschi comunali vicini ai maggenghi, perché in essi il bestiame dei comunisti quasi ininterrottamente trova un po’ di pascolo giornaliero, sebbene molto gramo, dalla primavera all’autunno.
Il bestiame, per aver adito al pascolo sia nei boschi comunali, sia in Cainallo, è soggetto ad una tassa unica di L. 4 per capo grosso: il poco bestiame però che si trattiene in Cainallo per tutto il periodo estivo è colpito però da una leggera sopratassa di L. 0.30 per capo grosso, a titolo di godimento dei fabbricati comunali. Il pascolo delle capre è limitato a determinate località, previo il pagamento di una tassa di pascolo di L. 2.25 per capo adulto.
Nell’Alpe di Esino Inferiore troviamo un sistema di godimento, se è possibile, ancora più irrazionale che in Cainallo. Per essa non vi è data fissa di inizio del pascolo; ognuno sale quando gli accomoda. Ne viene che, benché aperta al bestiame di tutti i comunisti, di fatto è usufruita quasi esclusivamente dai maggenghisti di Mascedo e di Piazzo, come quelli che hanno più facile accesso all’alpe. Il bestiame non pernotta mai sul pascolo, ma ridiscende tutte le sere nelle stalle dei prati. I fabbricati in alpe non sono quindi in alcun modo utilizzati, e cadono in completa rovina. Del resto, anche nel comune di Esino Inferiore la maggior parte del pascolo si svolge, dalla primavera all’autunno, nei boschi comunali circondanti i prati privati. Anche qui il bestiame per adire ai beni comunali è soggetto a determinate tasse, computate in L. 5 per le vacche da latte, in L. 3 per gli asciutti sopra l’anno, in L. 1 per i vitelli, in L. 1.25 per le capre.
L’irrazionale sistema di godimento tanto di Cainallo che dell’Alpe di Esino Inferiore deriva dall’errato principio di volere su pascoli troppo piccoli ammettere tutto il bestiame del comune. Per accontentare tutti si finisce coll’accontentare nessuno, e col rovinare anche quel po’ di pascolo. E’ da desiderare che in ognuno di questi due pascoli si fissi un determinato carico e per una determinata durata dell’alpeggio. Cainallo dovrebbe così portare 45-50 capi per un centinaio di giorni; e una piccola mandria potrebbe pure trovare posto nell’Alpe di Esino Inferiore. Ciò fatto, si vedrebbe subito che c’è la convenienza di passare anche a proficue opere di migliorie fondiarie e colturali, quali: la costruzione di buone cisterne tanto nell’Alpe di Esino Inferiore che in Cainallo, essendo la prima assolutamente priva di acqua sorgente e venendo questa a mancare nei lunghi periodi di siccità, anche nella seconda; alcuni determinati disboscamenti, in modo speciale attorno alle radure già esistenti; una regolare concimazione almeno del poco pascolo libero da bosco; ed altre migliorie che un uso razionale dei due pascoli non mancherebbero di consigliare. Né si dica che limitando il godimento dei due pascoli per piccole mandrie ben definite, si venga a ledere gravemente l’interesse dei comunisti, perché di fatto essi ben poco utile traggono dall’attuale sistema d’uso: vedemmo infatti come Cainallo finisca coll’essere goduto dalla maggior parte dei comunisti solo per quattro o cinque giorni, e come l’Alpe di Esino Inferiore sia ridotta quasi a un monopolio dei pochi maggenghisti di Mascedo e di Piazzo. I due comuni potrebbero, fra l’altro, mantenere ancora il principio di riserva dei due pascoli ai comunisti, ma, dato che non c’è posto per tutti, aprire per l’assegnamento dei pascoli regolari esperimenti d’asta. Allora quei pochi comunisti che hanno un reale bisogno del godimento diretto dei due pascoli, avrebbe ancora il mezzo di potere adire ad essi; e, più che non oggi, sarebbero protetti nei loro interessi.”

(Atti della Commissione d’inchiesta sui pascoli alpini - “I pascoli alpini della provincia di Como” – Relazione dei Proff. A. Serpieri e E. Scalcini – Milano 1912)