Piccoli alpinisti in erba. Vò di Moncodeno (1460 m) - rifugio Bogani (1816 m)
La partenza avviene nell’alta Val d’Esino (località Vò di Moncodeno), si segue il sentiero n°25 che si addentra nella faggeta. Dopo vari saliscendi si raggiunge il bivio che indica, a destra, la via per il rifugio Bietti e la cresta di Piancaformia; a sinistra quella per il rifugio Bogani. Seguendo quest'ultima pista, dapprima pianeggiante, poi in discesa, si raggiunge la parte più bassa della Valle delle Lavine (1500 m). Sulla sinistra spiccano due “torri” di roccia denominate “Monaca” e “Frate” (fig. a). Strutture gemelle, poste come due giganti sentinelle a difesa della Valle dei Mulini, sono interessate più dalle leggende dei Valligiani che da itinerari alpinisti. Da qui ha inizio la vera salita lungo una ripida dorsale che porta al bivio da cui si stacca, verso sinistra, il sentiero che scende in Valsassina attraverso la valle dei Mulini. Proseguendo, a destra, oltrepassando un rado bosco di larici, si arriva all'alpeggio di Moncodeno (fig. b).
Sui prati dell’alpeggio si può consumare la colazione al sacco (occorre essere muniti di bevande perché non c’è acqua potabile) e se si è “fortunati”, è possibile poi assistere alla mungitura di capre e mucche e alla successiva lavorazione del latte. Nelle baite dell’alpeggio vengono prodotti caprini aromatizzati con erbe, noci e peperoncino e classiche formaggelle (latte intero misto vaccino e caprino) che meglio si adattano ad una lunga conservazione. Il panorama che si può osservare è quello tipico delle zone carsiche di alta montagna con roccia nuda, doline, pozzi, dossi e grotte. In questo “anfiteatro” sono presenti più di 600 grotte a sviluppo verticale. Tra le cavità di tipo carsico di cui è ricca la zona delle Grigne la Grotta del Moncòdeno (fig. c) è certamente la più curiosa: il calcare, tradizionale protagonista delle sculture sotterranee - stalattiti, stalagmiti, panneggiamenti - viene infatti sostituito dal ghiaccio che dà vita a un mondo incantato in rapido e perenne mutamento. E' una ghiacciaia naturale la cui suggestione ha per secoli attirato scienziati, esploratori e visitatori occasionali. Lo stesso Leonardo da Vinci fu un attento osservatore dei fenomeni geologici, e, nel corso di un soggiorno a Lecco in cui esplorò i monti lariani e valsassinesi, pare non mancò di visitare la celebrata grotta. Per trovare l'ingresso della ghiacciaia di Moncòdeno occorre abbandonare il sentiero in corrispondenza delle omonime baite, a quota 1680 metri. Non v'è sentiero, ma una serie di bolli gialli sugli alberi indica la giusta direzione. La grotta è visitabile solo se imbragati e accompagnati da guide alpine specializzate. Continuando la salita si raggiunge il rifugio Bogani (Fig. d) che già si intravede dalle baite. Il rifugio sorge in località Poiat, in un bosco di larici, ai piedi dell’interessante bacino carsico del Bregai, sul versante nord della Grigna Settentrionale. Situato sul comune di Esino Lario è facile da raggiungere ed è il punto di partenza per ascensioni (più impegnative) al rifugio Brioschi attraverso la vie Ganda o Nevaio.
A misura di bambino
Itinerario abbastanza impegnativo. indicato per bambini oltre i 7 anni con adulto accompagnatore.
- Periodo consigliato per la visita: Estate
- Tempo di percorrenza: 01.45h - 03.00 h
- Partenza: Parcheggio Vo' Moncodeno
- Arrivo: Rifugio Bogani
- Picnic: Alpe Moncodeno
- Da non perdere: La Ghiacciaia del Moncodeno (con guida alpina)
- Presenza luoghi di ristoro lungo il percorso: Rifugio Bogani
Abbigliamento consigliato: Vestirsi a strati (con il cosiddetto sistema a cipolla) è sempre la soluzione migliore; meglio indossare abiti mai troppo pesanti e mai troppo ingombranti che quando non servono più possono essere riposti nello zaino. Cosa portare: Scarponcini da trekking, impermeabile leggero, cappello da sole, acqua, zaino, felpa o pile, macchina fotografica e binocolo. Un ricambio, qualsiasi sia il clima, può tornare molto utile se si suda, se ci si sporca o se ci si bagna.
Crediti
Itinerario dell'Ecomuseo delle Grigne a misura di bambino redatto da Tecla Bertarini nel 2012; coordinamento Iolanda Pensa. L'itinerario contribuisce a Vestire i paesaggi.