Palmo a palmo su quel ramo del lago
Articolo di Pietro Pensa da Insieme Cultura, n. 5, 1984, pp. 40-45.
Gli aspetti dell'azione partigiana nel Lecchese, sulle rive e nelle valli del Lario orientale
Mi è stato chiesto, osservando che i movimenti partigiani durante i secoli passati nel Lario erano oggetto di mie ricerche e anche già di mie pubblicazioni, uno scritto sugli avvenimenti svoltisi dal 1943 al 1945 nell'oriente del lago. Lì per lì risposi che non mi sentivo l'individuo più adatto per affrontare un così delicato argomento, vuoi perchè i quaranta anni da allora trascorsi in un premere politico sempre incalzante sono troppi per ottenere una sicura testimonianza da chi partecipò a quei fatti e ne è interrogato, vuoi perchè sono pochi per la decantazione dei sentimenti e per uno smorzarsi delle acredini di allora. Poi, all'insistere, ho aderito, pensando che forse possono sorreggermi l'abitudine mentale al perseguimento di obiettività e al rispetto della verità nel condurre indagini storiche, ed anche una viva possibilità di raffronto che ebbi, attraverso i racconti di mio nonno, con i movimenti nelle Due Sicilie da lui amaramente vissuti, e, direttamente, con i tristi fatti che turbarono la Russia nell'anteguerra.l Cercherò, quindi, di affrontare il tema, di esporne le componenti, e di vederne l'essenza.
Ho qui, accanto a note di interviste, una cronologia motivata dei fatti partigiani tratta dai documenti lasciati da Umberto Morandi, che fu il comandante della zona del Lario orientale; data l'estrazione militare e la linearità della figura di quel generale, il sobrio e pur efficace elenco, rispettando scrupolosamente la verità, mette in luce la tragica sequenza di quegli avvenimenti e consente di rendersi conto di un movimento che, trascendendo i motivi contingenti che gli diedero origine, rivela l'anima della nostramente, ribelle ad ogni imposizione. Fu anche pubblicata una raccolta di ricordi di partigiani, saltuaria ma sobria. Fu scritto poco, insomma, ma forse è bene che sia così, perchè cercando di avere più particolari con interviste, come io ho tentato di fare, si va incontro al pericolo di registrare qualche falsità e di addentrarsi in frange che da un rango di dolorosi episodi locali vogliono essere portate a fattori storici.
Dopo l'otto settembre, mentre il comportamento di Badoglio, il quale, anziché perseguire con capacità militare e con coraggio uno scopo che, se allora poteva apparire discutibile, la realtà storica dimostrò invece necessario e positivo per l'Italia, metteva delittuosamente allo sbaraglio milioni di soldati, preoccupati solo di raggiungere le proprie case, a Lecco, diversamente che altrove, vuoi per ragioni contingenti, vuoi per il carattere della gente, si ebbero quasi subito i primi atti partigiani. Qua e là i primi nuclei cercavano di recuperare materiale di armamento per evitare che cadesse in mano nazista, i prigionieri inglesi, francesi, slavi, concentrati a Grumello del Piano, lasciati liberi ed anche armatisi con le armi venute a disposizione, si avviavano verso le zone montuose ad est di Lecco, indirizzati a raggiungere, attraverso i passi, il confine svizzero.
I nazisti, resisi conto dell'importanza che Lecco poteva avere come centro di smistamento, vi fecero presto affluire le SS. Domenica 17 ottobre 1943 iniziò così su vasta scala la prima azione di rastrellamento che durò sette giorni, estendendosi dalla bassa Valtellina alla riviera lacuale, alle Grigne e al Resegone, sino alle valli bergamasche. Mentre nei paeselli interni, dove i tedeschi si spinsero, gli uomini presenti si erano per lo più allontanati tempestivamente.
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