Le comunicazioni nel Bacino dell'Adda

Centro di documentazione e informazione dell'Ecomuseo delle Grigne

Articolo di Pietro Pensa, in Archivi di Lecco, 1988, mn. 2-3.


La convivenza umana, dopo le ridotte aggregazioni sociali del Paleolitico che avevano scopo di raggiungere la forza necessaria per inseguire e affrontare gli animali selvaggi ed ottenere dalla caccia risorsa per la sopravvivenza, si rese evidente nel Mesolitico, periodo nel quale si cominciò ad affrontare la natura con grandi disboscamenti per mezzo del fuoco allo scopo di dar pascolo al bestiame già in via di addomesticamento. Una organizzazione perfetta del vivere comune fu tuttavia raggiunta solo nel Neolitico, quando, ottenuta la conoscenza dell'agricoltura, si affermarono gli insediamenti stabili. Sia la ricerca dei territori adatti agli stessi, sia il logico affacciarsi della necessità di scambi, soprattutto per avere sostanze indispensabili alla vita, quali il sale, la pietra da fuoco, la selce per frecce, l'ambra per ornamenti, determinarono il precisarsi delle vie di comunicazione.

Le vie terrestri

Gli spostamenti delle popolazioni avvennero sin dalla più lontana preistoria lungo percorsi segnati dalla stessa natura, avendo come direttiva principale le valli fluviali maggiori. Per seguire queste ci si muoveva per via di crinale, sia allo scopo di evitare l'incontro di corsi d'acqua affluenti in punti che ne rendessero difficile il passaggio, sia per potere dominare dall'alto territori non conosciuti e guardarsi da precedenti abitatori, sia perché la montagna alle elevazioni superiori era libera da bosco e non ostacolava il transito. Tale concetto, ampiamente documentato da ritrovamenti archeologici lungo i maggiori percorsi europei e italiani, è reso evidente anche a livello locale nelle terre dell'Adda da sporadici segni lungo i sentieri di passaggio, quali, in particolare, frecce di selce o resti carbonizzati in luoghi di sosta, recentemente individuati sul Lario orientale e occidentale.

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