Ipotesi sul “limes” prealpino tardoromano-barbarico a meridione dei laghi lombardi e sull'arrocamento lariano

Centro di documentazione e informazione dell'Ecomuseo delle Grigne

Contributo di Pietro Pensa, in "Studi in onore di Ferrante Rittatore Vonwiller", vol. 2, 1980, pp. 365 e ss.


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Nel 1948 Giampiero Bognetti, riprendendo peraltro frammentarie supposizioni di precedenti studiosi, sottoponeva agli storici l'ipotesi di un'antichissima linea di posti fortificati ai piedi delle Prealpi lombarde, immediatamente a meridione del Lario, del Ceresio e del Verbano, dalla quale si sarebbero irradiate verso i passi delle Alpi centrali linee di penetrazione lungo le vallate dei laghi. Egli presumeva che tale sistema fortificatorio, continuato ad oriente e ad occidente, fosse stato realizzato nel tardo Impero quando, rotto il limes transalpino, portato il centro di comando dell'Impero a Milano, la pressione barbarica avrebbe indotto a creare una linea mobile di sbarramento col dotare, secondo concetti già sperimentati, la via militare Aquileia-Eporedia e le sue diramazioni di posti fortificati, a vista l'uno dell'altro, destinati a presidi, a depositi, e a sbarramento strategico di passaggi obbligati.

Il Bognetti, poi, deduceva l'utilizzo di tale sistema da parte dei Goti, già truppe ausiliarie dell'Impero e quindi istruite nell'arte militare di Roma, lo presumeva rafforzato dai Bizantini nell'arco lariano durante la ventennale resistenza di Francione e infine l'affermava ripreso e via via completato dai Longobardi, preoccupati dalla costante minaccia dei vicini Franchi.

La forza del Bognetti fu quella di appoggiare la sua congettura, grazie alla profonda conoscenza delle vicende di quel popolo, alla storia dei Longobardi, ai motivi politici, economici e religiosi che la determinarono, portando quale straordinario esempio i ritrovamenti di Castelseprio.

Se non che, dopo aver posto basi convincenti alla sua teoria, particolarmente con l'inserire nella supposta linea qualche altro punto di discusso valore, quale quello di Lecco, si limitò per il resto ad accenni generici, talora opinabili, senza un organico riferimento alla tecnica a cui certamente un'abile classe militare quale quella romana dovette ispirarsi.

Dopo il Bognetti, fu scritto qua e là sull'uno o sull'altro luogo forte, su interessanti ritrovamenti archeologici che avvalorarono l'ipotesi, ma l'argomento non fu mai preso nel suo insieme. L'Istituto Italiano dei castelli indisse nel 1974 un convegno sul motivo: "Il sistema fortificato dei laghi lombardi in funzione delle loro vie di comunicazione". Vennero presentate memorie, assai interessanti, riferite però a questo o a quel particolare, senza affrontare l'essenza della questione, indiscutibilmente tanto difficile quanto affascinante.

Il tentativo che noi riportiamo in questo succinto scritto ha carattere essenzialmente tecnico; esso si prefìgge di individuare i punti fortificati fondamentali dell'antico limes prealpino tra l'estremo sud-est del lago di Como e il Varesotto, nonché quelli dell'arroccamento lariano verso Valchiavenna e Valtellina e dei relativi diverticoli vallivi.

Pensiamo che il disporre di uno schema generale indicante la rete più semplice, quale certamente dovette essere quella tardo romana-barbarica, potrà convogliare e polarizzare le future ricerche. Ricerche che avranno sempre straordinario valore in quanto permetteranno di sciogliere tanti interrogativi, storici e protostorici: le fortificazioni nascono infatti dall'orografia del territorio e il territorio con la sua geormofologia determina vicende e carattere della gente che lo abita.