Il panorama geologico della montagna orientale del Lario

Centro di documentazione e informazione dell'Ecomuseo delle Grigne

Pietro Pensa, Il panorama geologico della montagna orientale del Lario da Pagine di vita lecchese, 1970-71, pp. 31-37.

Da Lecco, là dove il lago cessa e il fiume Adda riprende il suo corso, una vasta depressione valliva, incuneandosi tra i monti in direzione nord-est e quindi descrivendo un grande arco da oriente ad occidente sino a raggiungere di nuovo il lago presso Bellano, stacca dalle Prealpi Orobiche un massiccio dolomitico di superba bellezza che con le sue propaggini scoscende sul Lario: Le Grigne. Il grande solco che le recinge si chiama Valsassina. A settentrione, un'altra valle, quasi parallela all'ultimo tratto di quello, più impervia e selvaggia, da Dervio sale verso oriente, separata dalla Valtellina da un alto bastione di monti: quella valle è la Val Varrone e tra quei monti sono il Legnone e il Pizzo dei Tre Signori. A mezzo lago, invece, un solco minore, segnato tra occidente ed oriente dal torrente Esino, da Varenna va a prendere le sue origini da un giogo sotto le erode delle Grigne, Cainallo. La Valsassina geograficamente detta è costituita dalla Valle del torrente Pioverna, ma nell'uso comune si chiama Valsassina tutta la depressione ad arco sopra descritta: essa di conseguenza è costituita dalle valli del torrente Gerenzone, dai pianori che vanno da Ballabio a Balisio e dalla Valle del Pioverna. Impropriamente, ma con abitudine ormai convalidata dalla storia, si ascrive alla Valsassina anche la parte superiore della Valle Varrone: in particolare il territorio di Premana e Pagnona.

Le formazioni geologiche

« Il territorio di Lecco — scrisse quel suo grande figlio che fu Antonio Stoppani — al fascino delle bellezze naturali aggiunge quello più recondito dell'interesse scientifico, che trova tanto speciale alimento nella serie dei suoi terreni, nella bellezza e varietà de' suoi fossili, nell'abbondanza dei suoi minerali e dei giacimenti metalliferi ». Assai complesse, infatti, sono la costituzione geologica e la tettonica di quella vasta regione prealpina che si estende a oriente ed a sud del lago di Como. Sulla piattaforma continentale, costituita da scisti cristallini e da masse grano-dioritiche in essi incluse, di cui si vedono affioramenti sui fianchi della Valsassina, avvenne una prima copertura eruttiva di porfidi e di tufi vulcanici; quindi, in seguito .all'erosione delle masse porfiriche, si formò una serie di banchi conglomeratici e di arenarie alternate a livelli argillosi: tutte formazioni dai colori vivaci, rosse, giallastre, verdastre, chiamati i primi, per il tipico aspetto a verruche o a moduli sporgenti dal conglomerato, col nome di « verrucano » e le seconde con quello di « servino ». A partire dal Paleozoico superiore, andò insediandosi un vasto bacino marino, nel quale si deposero banchi calcarei, polipai corallini, spugne, molluschi. Ebbero così origine potenti strati calcareo-dolomitici durante tutto il Mesozoico inferiore, nel periodo triassico. Nell'era terziaria, durante la fase del corrugamento alpino, quei sedimenti furono pressati, piegati, dislocati verso l'alto e rotti in enormi scaglie che scorsero una sull'altra, accatastandosi: nacquero in tal modo la Grigna Settentrionale, quella Meridionale, il monte Coltigliene, e le loro propaggini. Tali strati calcarei e dolomitici, tipici dei piani Anisico e Ladinico, conosciuti sotto il nome « Calcari di Varenna » e di « Dolomia di Esino » sono ricchissimi di fossili. Qualche affioramento rivela anche depositi di calcari marmosi e arenacei dei piani Carnico e Retico, appartenenti al Trias superiore.
Verso la fine del Trias, nell'età Norica, si crearono altre scogliere e barriere di « Dolomia principale », a fossili tipici di ambiente marino caldo che caratterizzano particolarmente il monte Duemani, il Resegone e in parte il Monte Barro.
Altre formazioni, calcaree fossilifere, infine, del Giura inferiore o Lias, compaiono sulle pendici sud-occidentali del Resegone. Lungo l'Adda e tra i colli morenici di Oggiono affiorano calcari, marne, arenarie, conglomerati, del Mesozoico superiore o Creta.
Nel Quaternario, enormi masse di ghiaccio, scendendo dalla catena alpina, trasportarono materiali diversissimi e provocarono depositi morenici argillosi, sabbiosi e a ciottoli, con massi erratici anche di grande dimensione. Il ghiacciaio Abduano coprì la regione risalendo la Valsassina sino a Balisio, la conca di Esino sin sotto le Grigne, e riempì la vallata del torrente Gererizone.
Di pari passo alPincessante lavorio degli agenti atmosferici che modellarono i profili dei monti, procedette quello delle acque sotterranee con erosioni di tipo carsico, favorite da fratture, lungo le quali i flussi tornano ancor oggi alla luce a valle come avviene nel Fiumelatte.
I torrenti scavarono profondi solchi: tipico POrridó di Bellano. Tra le grotte più conosciute ricordiamo infine la Ghiacciaia di Moncodeno e la Ferrera di Mandello, nonché le buche originate da fenomeni carsici nel circo di Moncodeno nella Grigna settentrionale e nei Piani di Bobbio e di Artavaggio.
Sovente le acque, attraversando formazioni mineralizzate, trattengono sostanze chimiche che conferiscono loro proprietà curative: classico l'esempio delle sorgenti ferro-manga-nesifero-arsenicali di Tartavalle.
Acque di profonda origine connessa a manifestazioni vulcaniche condussero alla formazione di depositi minerali lungo le fratture. Tracce di tali fenomeni sono un po' ovunque e condussero nel tempo a sfruttamenti minerari di piombo, zinco, ferro, barite ecc. che costituirono risorse di reddito per la Valsassina durante i secoli passati, mentre oggi, esauriti i giacimenti più in vista, si è tornati a fasi di ricerca più o meno promettenti.

(...)