I nomi di Lecco, di Como e degli Orobi
Articolo di Pietro Pensa, in Archivi di Lecco, 1982, n. 2.
La toponomastica rappresenta un aiuto nella ricerca delle origini delle presenze umane nei territori. È particolarmente significativa nel Lario, in quanto è possibile seguire su di essa il succedersi dei popoli che ne furono interessati, il loro incrociarsi e fondersi nei tempi preistorici e protostorici, la poca oppure intensa incidenza che altri successivi ebbero su chi già in luogo aveva trovato un proprio assetto etnico, sociale ed economico.
La toponomastica nostra è naturalmente complessa, in quanto ha subito modifiche ben più profonde di quelle dovute a processi fonetici, sottostando sovente a quel bizzarro fenomeno che è l'assorbimento, da parte di un linguaggio, di termini che, evolvendosi da uno più antico sino a forme fonetiche analoghe ad alcune del nuovo, in esso sono entrati assumendo un significato totalmente diverso dall'originario: esempio sono Primaluna, Cavallasca, Prestino, Laorca, Ponte della Gallina, Crosgallo o Croce del Gallo.
Mentre noi Italiani vantiamo linguisti di grande valore, quali Giacomo Devoto e Vittore Pisani, non abbiamo approfittato di loro per l'analisi toponomastica, lasciandoci quasi sempre trascinare dal complesso della latinità che, se esteso nel Rinascimento pure alla Grecia ci aveva allora addirittura condotti a riferire molti nomi di villaggi a modelli classici, ci ha indotti anche recentemente a interpretare moltissimi toponimi riportandoli a nomi propri di fantomatici personaggi romani.
Se una simile origine fu talora effettiva nella piana, dove proprietà fondiarie ne diedero motivo, è invece assurda per abitati protostorici del nostro Lario, in quanto Roma, dopo aver vinto i Celto-liguri, saggiamente strinse il foedus con loro, rispettandone le tradizioni.
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