Cultura, paesaggio, ambiente e caratteristiche socio-economiche del territorio dell'Ecomuseo delle Grigne

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Elementi culturali, paesaggistici, ambientali e socio-economici specifici del territorio dell'Ecomuseo delle Grigne, nonché l’eredità culturale vivente che lo caratterizza rispetto ad altri contesti territoriali.

Indice

Gli elementi socio-economici

Il territorio dell'Ecomuseo delle Grigne è caratterizzato da un paesaggio dolce e armonico, modellato da una morena esposta al sole e ricca di acque, che ha permesso lo sviluppo dell’agricoltura tradizionale: grano, segale, patate, ortaggi e canapa venivano coltivati per soddisfare i bisogni della popolazione. La presenza di castagneti, faggete e boschi di carpini rappresentava una risorsa ambientale e costituiva un’importante fonte di reddito grazie alla produzione di legname e carbon di legna.

L’economia locale si integrava con la Valsassina, nota per le sue miniere di ferro e le attività di lavorazione metallurgica, creando un sistema economico che univa le risorse montane all’industria. I maggenghi e gli alpeggi – tra cui Cainallo, il monte Croce e il Moncodeno – erano destinati all’allevamento del bestiame, contribuendo ulteriormente all’autosufficienza della comunità.

Gli elementi culturali

Il patrimonio culturale materiale di Esino Lario comprende numerosi monumenti e luoghi di interesse come chiese e cappelle, la Via Crucis di Michele Vedani, baitelli e alpeggi. Il Museo delle Grigne conserva e presenta al pubblico una collezione di storia naturale, reperti archeologici e materiale etno-antropologico, offrendo una ricostruzione della vita quotidiana e delle tradizioni locali. L'Archivio Pietro Pensa ha un notevole patrimonio di documenti antichi del territorio del Lario e una biblioteca specialistica.

Il patrimonio culturale immateriale si manifesta nelle tradizioni orali, nelle pratiche agricole e artigianali, nella gestione collettiva dei boschi e delle risorse naturali, e nel forte senso di appartenenza al territorio con una forte tradizione associazionistica e di volontariato.

Gli elementi paesaggistici

Dal punto di vista paesaggistico, il territorio è caratterizzato dal massiccio della Grigna con il fenomeno del carsismo, le grotte, le doline, le porte, i trovanti, i boschi e le pratine.

Esino Lario è un punto di riferimento per l'alpinismo e l'escursionismo. La Grigna Settentrionale presenta versanti scoscesi e alpinisticamente interessanti, con numerose cavità e abissi di notevole profondità, come il "Complesso del Releccio", che rappresenta il secondo sistema carsico più profondo d'Italia. Il Rifugio Arnaldo Bogani, situato sull'Alpe di Moncodeno, è una meta ambita per gli escursionisti e alpinisti.

La corsa in montagna è un'altra disciplina praticata nella zona, con percorsi che sfruttano i sentieri e le altitudini del territorio, offrendo tracciati di sola salita o di salita e discesa, con distanze variabili a seconda delle categorie.

Grandi trasformazioni nel territorio dell’Ecomuseo delle Grigne negli ultimi cento anni

Negli ultimi cento anni, il territorio dell’Ecomuseo delle Grigne ha conosciuto profondi cambiamenti ambientali e paesaggistici. Un tempo, la montagna presentava una struttura ben definita a fasce altimetriche: nelle zone più vicine ai paesi si trovavano campi coltivati a frumento, granoturco e patate; più in alto, una fascia di castagneti forniva castagne di diverse varietà, fondamentali per l’alimentazione durante i mesi invernali; ancora più in alto si estendevano ampi boschi di faggio. Questi boschi erano in parte di proprietà privata, ma per la maggior parte appartenevano al comune, che li assegnava in gestione alle famiglie. Le aree più accessibili erano suddivise in boschi focolari, destinati a fornire legna da ardere per il riscaldamento domestico. Le fasce superiori, invece, erano utilizzate un tempo per la produzione di carbone vegetale e successivamente per la vendita del legname. La gestione avveniva secondo il sistema a sterzo, che prevedeva un taglio programmato ogni nove anni, consentendo una buona rigenerazione delle ceppaie.

Con l’introduzione della motosega, tuttavia, molte ceppaie si sono seccate, modificando radicalmente la struttura del bosco, che è andato trasformandosi da ceduo in fustaia, pur continuando a fornire legna da ardere.

Accanto ai boschi, nella fascia più bassa, si estendevano prati maggenghi, fondamentali per il pascolo e l’allevamento del bestiame. A partire dagli anni Sessanta del Novecento, l’abbandono progressivo delle attività agricole, a favore di lavori stabili nel settore edile o nelle officine della zona, ha innescato un processo di ricolonizzazione spontanea da parte del bosco, che ha riconquistato ampie porzioni di territorio. Oggi, la copertura forestale è quasi impressionante, e attraverso progetti del GAL si stanno cercando nuove soluzioni per la sua gestione sostenibile.

Queste trasformazioni ambientali hanno avuto un forte impatto anche sulla fauna locale. Specie un tempo comuni come il gallo forcello e la coturnice si sono ritirate verso le quote più alte, riducendo drasticamente la loro presenza. A contribuire a questa regressione sono stati sia il mutamento della vegetazione che i cambiamenti climatici, che hanno ristretto il loro habitat.

Allo stesso tempo, altre specie hanno trovato condizioni ideali per espandersi: prima il capriolo, poi il camoscio, quindi il cervo e il cinghiale, si sono moltiplicati in modo notevole, fino a rappresentare in alcuni casi un problema di sovrappopolazione. Anche animali un tempo rari o assenti, come l’aquila reale, sono tornati a nidificare stabilmente nella zona. Altre specie, come il tasso, lo scoiattolo, la faina e la sempre presente volpe, godono oggi di una buona salute.

Tuttavia, alcune presenze un tempo comuni sembrano oggi scomparse o in forte calo. Il riccio, ad esempio, è ormai praticamente assente, mentre lo scoiattolo ha conosciuto un periodo di rarefazione che pare oggi in fase di inversione. Il moscardino, piccolo roditore un tempo molto diffuso, risulta quasi del tutto scomparso. Anche la flora ha subito profonde trasformazioni. L’espansione di specie alloctone come la robinia, un tempo assente, e la diffusione di specie colonizzatrici come frassino, acero e maggiociondolo nelle aree prative abbandonate, hanno modificato l’equilibrio vegetale. Al contrario, molte specie floristiche tipiche dei prati hanno subito drastici cali: tra queste, le orchidee faticano sempre più a trovare ambienti idonei alla sopravvivenza.

Tutti questi fenomeni sono oggi oggetto di studio e attenzione da parte dell’Ecomuseo, poiché il futuro del territorio — influenzato sia dalla presenza o assenza dell’uomo, sia dal cambiamento climatico — rappresenta una questione centrale non solo da un punto di vista ambientale, ma anche paesaggistico e identitario.

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