Insediamenti umani nel territorio lecchese presso le acque di fiumi e torrenti (2)

Centro di documentazione e informazione dell'Ecomuseo delle Grigne

Articolo di Pietro Pensa, in Archivi di Lecco, 1989, n. 4.


La Romanità

I Romani, dunque, sconfissero definitivamente i Galli transpadani all'inizio del II secolo a.C. Abbandonata l'Italia da Annibale nel 203, Insubri e Boi, scontratisi con loro insieme a bande irregolari cartaginesi, ebbero la peggio e invano occuparono Piacenza e assediarono Cremona. Dopo una vittoria di Caio Cornelio Cetego sulle rive del Mincio, nel 196 il console Marco Claudio Marcello, superata l'Adda, entrava nell'ager comense e affrontava Insubri e Comensi, chiamati questi alle armi dai primi, e li sconfiggeva, con una strage - a detta di Livio - di quarantamila avversari. Ben ventotto castelli, dipendenti da Comum oppidum, si arrendevano ai Romani.

Nell'anno 194 Insubri e Boi venivano ancora una volta battuti presso Milano da Valerio Fiacco e nel 191 a.C, con una definitiva disfatta dei Boi, si chiudeva la lotta tra Romani e Galli.

È interessante, qui, rilevare come Livio, con la frase "Comensibus ad arma excitis" adombri, come ho già scritto, una mal tollerata sottomissione dei Comensi, ibero-liguri celtizzati, agli Insubri. Di tale rapporto certamente i Romani erano a conoscenza, perché la rapida resa dei ventotto castelli li indusse, come già avevano fatto nel 197 con i Cenomani, in precedenza loro amici, a stringere nello stesso 196 un foedus con i Comensi, mentre con gli Insubri avrebbero atteso il 194, dopo la loro deditio seguita alla disfatta di Milano, mentre i Boi, pure sconfitti, avrebbero abbandonato l'Italia.

In precedenza, prima della venuta di Annibale, ben diverso era stato il comportamento dei Romani, che, battuti i Galli, con molta durezza per punire la coalizione tra Boi, Insubri, Taurisci e Gesati che aveva fatto una spedizione contro l'Urbe, dopo la vittoria di Clastidium del 222 a.C. avevano posto tributi e confiscato terre.

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