Conferenza "Strade e vie di comunicazione: storie e cammini di mercanti, viandanti e banditi"
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Conferenza Strade e vie di comunicazione: storie e cammini di mercanti, viandanti e banditi è una conferenza organizzata a Primaluna il 27 novembre 2010, alle ore 21, presso la palestra comunale.
- Angelo Borghi, Le vie d’acqua: percorsi, guadagni, rischi
- Elio Grazioli (con la collaborazione di M. Amari, A. Andrighetto, J. Baldessari, D. Bellini, M. Cingolani, G. Codeghini, M. de Brugerolle, G. Paolini, L. Pancrazzi, J. Rykwert e altri), Warburghiana astampa n°2: archivi e paesaggio
- Alex Valota: Strade, acque e confini nelle carte della collezione Pietro Pensa
Modera Iolanda Pensa
Angelo Borghi e Alex Valota indagano il tema delle strade e vie di comunicazione nel territorio lecchese e prendono le mosse dai documenti conservati presso gli archivi che partecipano e contribuiscono a Vestire i paesaggi. I loro interventi saranno pubblicati a dicembre sulla rivista Archivi di Lecco. Elio Grazioli critico di arte contemporanea e fotografia e membro del gruppo di artisti warburghiana, indaga il tema del paesaggio e presenta il numero monografico a_stampa 02_2010 realizzato con il contributo di Vestire i paesaggi.
Indice |
Interventi
Angelo Borghi, Le vie d’acqua: percorsi, guadagni, rischi
Tanto come oggi, le strade sono molto costose sia in termini di realizzazione sia per la loro manutenzione. Lo avevano scoperto anche i Romani, specialmente per le accidentate zone alpine e prealpine, dove quindi i laghi potevano servir meglio per le comunicazioni e per il trasporto di soldati e di merci. Per lunghi secoli il tragitto lariano fu privilegiato, non soltanto nel caso dei passaggi fra i paesi delle rive, ma inserendosi anche negli itinerari di più largo raggio sia da Milano che dalla Rezia. Nacquero corporazioni di navaroli, si creò con i Visconti un capitano del lago, si giunse anche a forme di diporto. Sul lago si tennero furiosi combattimenti e sul lago densi traffici di contrabbando, in specie quando la linea dell’Adda divenne il confine fra Milano e Venezia. Chi ha una certa età ricorda le flottiglie di gondole e comballi dirette ai maggiori mercati di Como e di Lecco; il trasporto dei materiali di grande volume e peso si dirigeva anche su Milano, quando nel 1777 venne aperto alla navigazione il naviglio di Paderno, con una intensità che tenne testa alle ferrovie e proseguì con una certa frequenza fino all’ultimo dopoguerra. Non che le acque fossero facili; occorreva tener conto dei venti, far fronte alle tempeste, avere diversi approdi riparati; armare una squadra di imbarcazioni era un’impresa, che però dava ricchezza ai cosiddetti “paroni”. La vita “acquatica” del Lario, mantenuta in seguito solo dai battelli di linea e dagli sportivi, ha perduto inevitabilmente la sua storia, perdendosi anche nella memoria degli abitanti quel fecondo rapporto con la dimensione quotidiana che un tempo era loro familiare.
Elio Grazioli, Warburghiana astampa n°2: archivi e paesaggio
Il perché e il percome
Ancora warburghiana? Strano destino propugnare una pratica che già annovera tutti quelli che mescolano senza ritegno le immagini, l’alto e il basso, le piazze e il web, indiani hopi e nerds. Menadi danzanti. A costoro, con Aby Warburg nel sangue e la disputa sui rotocalchi, noi rispondiamo come quelli dell’Istituto omonimo quando si presenta qualcuno senza curriculum stirato a vapore: sospetto, freddezza, imbarazzo! Allora che fare? Di cosa stiamo ancora parlando? Con il piglio del burocrate abbiamo accumulato sugli scaffali del nostro desktop digitale (www.warburghiana.it) discorsi e sfaccettature che ci parlano come i libri della famosa biblioteca attraverso le copertine: discorsi estesi, fatti di pagine e di argomentazioni, nel nostro caso di mondi e di tavoli di lavoro, ma da dipanare, a cui tenere dietro, perché non si colgono al volo ma seguendone il verso, seguendo il dito che indica dove guardare. Si può spiegare più chiaramente? Spiegare la ragione sociale della warburghiana senza entrarci dentro?[...]
tratto dall'editoriale di Elio Grazioli per Warburghiana astampa n°2
Alex Valota, Strade, acque e confini nelle carte della collezione Pietro Pensa
Alex Valota, archivista di riferimento dell'Archivio Pietro Pensa di Esino Lario, attinge dai documenti della collezione Pietro Pensa per disegnare una mappa del territorio. In particolare illustra la ricognizione dei confini tra la comunità di Barzio, Stato di Milano, e la comunità di Valtorta, Stato Veneto, eseguita da Ponziano Antoniani, sostituto del regio cancelliere della Valsassina, 1789 settembre 10.
Di commissione del Regio Cancelliere di Valsassina, Distretto X, Sig. Vincenzo Bellati, mi sono portato unitamente alli infrascritti deputati all’Estimo, Sindaco e Console della Comunità di Barsio nei Monti sulla linea di confine tra la detta Comunità di Barsio, Provincia di Como, Ducato di Milano, e la Comunità di Valtorta, Provincia Bergamasca, Stato Veneto, ed ivi alla presenza dei testimoni a tale effetto richiesti cioè Giacomo Traina quondam Pietro di Valtaleggio, Calimero Cimpanelli figlio di Giovanni Antonio di Pasturo, Pietro Buzzone quondam Carlo di Valtorta, si è principiata la visita occulare sul luogo dei rispettivi termini fraposti in detta linea, incominciando dalla parte di Cedrino confinante alla Motta, territorio d’Introbbio, ove si è ritrovato il capotermine di un sol pezzo steso in terra al lungo con la cima verso Valtorta e nella facciata risvoltata all’insù si vedono scolpiti li seguenti numeri e lettere cioè 1777. Stato di Milano n. 313. qual termine è di lunghezza brazza 3 oncie 4, largo oncie 8 e grosso oncie 4 e posa alquanto col piede sopra la sua fossa quale resta la maggior parte turata con sassi.
Tratto da "Ricognizione dei confini tra la comunità di Barzio, Stato di Milano, e la comunità di Valtorta, Stato Veneto, eseguita da Ponziano Antoniani, sostituto del regio cancelliere della Valsassina, 1789 settembre 10"
Crediti
La Conferenza "Strade e vie di comunicazione: storie e cammini di mercanti, viandanti e banditi" è stata realizzata nell'ambito di Vestire i paesaggi.